Il Cappello Alpino

           Sull’ingresso della Cappella, sopra l’intitolazione, spicca un artistico Cappello Alpino in legno, intagliato con perizia e donato dall’Amico Carlo Tardito. 

 

Il quadro della Madonna

E’ il cuore della CAPPELLA DELLA PACE. Nel volto mesto di Maria c’é l’eco della tragica ritirata di Russia avvenuta negli anni 1942 – 1943. E’ la riproduzione artistica dell’icona rinvenuta tra le rovine di un’isba del villaggio di BELOGORIJE, sul fronte del fiume DON, ritrovata dal cappuccino padre Policarpo al secolo Narciso Crosara, cappellano del Battaglione Tirano della Divisione Alpina Tridentina. L’icona originale è custodita nella Chiesa dei Padri Cappuccini a Venezia Mestre. 

MESTRE - Chiesa dei Padri Cappuccini
MESTRE - Chiesa dei Padri Cappuccini
Mestre - interno della Cappella
Mestre - interno della Cappella

Il cuore della Santissima Vergine Maria, trafitto da sette spade, porta chiare impronte di mani che a lungo lo hanno devotamente toccato e di labbra che lo hanno baciato. Sopra il soave volto dal mistico atteggiamento sono incise le parole greche “Mater Theoú” – Madre di Dio.

Dal 1994 alla scritta “Venerata nel Santuario dei P.P. Cappuccini/Venezia-Mestre” stampata sulle immaginette della Madonna del Don, su richiesta del Gruppo e con l’autorizzazione del Padre superiore dei Padri Cappuccini di Mestre, sono aggiunte le parole “e nella Chiesa di S. Gaetano e S. Giovanni Bosco/ Genova-Sampierdarena”.

Genova - Riproduzione Icona Vergine Addolorata - Cappella della Pace
Genova - Riproduzione Icona Vergine Addolorata - Cappella della Pace

 

La pala dell’Alpino

Il grande dipinto sopra l’icona è dedicato “A CHI NON HA AVUTO UNA TOMBA”, alle “penne mozze”, agli Alpini che sono “andati avanti”. Il quadro rappresenta il CALVARIO della steppa russa (scena della ritirata), l’OLOCAUSTO (l’Alpino insepolto) e la TRASFIGURAZIONE (l’Alpino nella luce di Dio verso il Paradiso con “papà Cantore”). E’ opera dell’Amico Aldo ORSI.

 

La leggenda degli Alpini

E’ narrata nei PANNELLI lignei che circondano l’icona, preparati dall’Alpino Silvio LITUANIA. I bassorilievi – su bozzetto degli architetti Carla e Franco GIABBANI – sono stati scolpiti dall’Amico Alfredo GIULIANO: rappresentano
la storia dell’Alpino dal momento in cui lascia il focolare, la sua abnegazione in guerra, i suoi servizi in tempo di pace. Il ponte di BASSANO e quello di PERATI (Grecia) riuniscono le generazioni di Alpini dei due conflitti mondiali (1915-‘18 – 1940 -‘45).

 

Il paliotto della Natività

E’ uno dei migliori e raffinati bassorilievi dello scultore Antonio CANEPA (Rapallo 1850 – Genova 1931): assurge a documento storico, in quanto opera appartenente allo scomparso altare del Sacro Cuore della Chiesa di SAN GAETANO, distrutta dal bombardamento del 30 ottobre 1943.

 

 

Il Crocifisso

E’ il modello originale di una splendida fusione in bronzo dello scultore spezzino Augusto MAGLI (1892 – 1962). L’opera è stata donata, in memoria dell’autore dall’Amico Aldo ORSI che ne ha eseguito il restauro. La croce in legno pregiato è opera e dono della famiglia PATROCINIO


Il cippo

Roccia autentica fatta arrivare dal San Michele sul Carso, monte sul quale fu scritta col sangue una pagina di tormentata storia nella prima guerra mondiale. E’ dedicato ai CADUTI DI TUTTE LE GUERRE.


L’inginocchiatoio 

E’ stato realizzato in legno artisticamente lavorato dall’Alpino Vittorio FRONTONI. Vi sono affisse la “Preghiera dell’Alpino” e la “Preghiera alla Madonna del Don”.

 

L’urna

Contiene una manciata di terra raccolta sulle rive del fiume Don. Vi sono affissi i distintivi delle Divisioni alpine “Tridentina”, “Julia” e “Cuneense” che combatterono in Russia. E’ stata offerta dagli Alpini Attilio Ivaldi e Giovanni Benzo.

 

I Pannelli di legno

Le tavole di legno sono state preparate da Silvio LITUANIA e scolpite da Alfredo GIULIANO su bozzetti di Carla e Franco GIABBANI. Quello che segue è il testo originale con il quale gli Autori dei pannelli di legno hanno illustrato la simbologia che li ha guidati a realizzare i quattro pannelli che fanno da cornice alla sacra Effigie della Madonna del Don sull’altare. Uno spirito alpino profondo e radicato ha evidentemente ispirato la loro mente e guidato la loro mano. Da segnalare l’umiltà che i quattro Autori dimostrano nel presentare la loro pur rilevante fatica.

Presentazione degli Autori

"In questa serie di pannelli, tratti da bozzetti di Carla e Franco GIABBANI, si intende simbolizzare le tradizioni e lo spirito degli Alpini. 

Nel primo pannello a sinistra, in primo piano, viene raffigurato un Alpino (l’abbigliamento e l’equipaggiamento sono caratteristici della prima guerra mondiale) che si sta allontanando e lascia alle sue spalle una tipica chiesetta delle nostre vallate, che sta a significare il paese natio dal quale eventi spesso dolorosi hanno strappato tanti giovani. Più avanti vediamo un conducente accanto al mulo, questo nostro silenzioso e fedele compagno, che non poteva certo mancare in un’allegoria delle truppe alpine. L’ultima figura di questo pannello rappresenta un Alpino, ancora con la vecchia uniforme che, in vedetta, sta scrutando lontano a simbolo del compito di guardia agli estremi confini della Patria che gli Alpini hanno sempre saputo assolvere. 

Nell’ultimo pannello a destra si sono voluti riassumere alcuni valori che sono fondamentali per capire quale veramente sia Io spirito alpino: la vedetta (questa volta con la mantellina della seconda guerra mondiale), oltre a significare e ribadire il concetto di senso del dovere, vuole rappresentare anche un’ideale continuità di spirito con la precedente vedetta del 1915. Il caporale che accucciato dietro alla roccia, scrive a casa simbolizza l’attaccamento ai valori della famiglia. L’Alpino che, sullo sfondo di una casa diroccata, presta soccorso, ricorda come la generosità e lo spirito d’abnegazione dei nostri montanari non siano mai venuti meno, sia in pace che in guerra, nei confronti di chiunque, civile o militare. Quest’ultimo Alpino è raffigurato con le uose valdostane attualmente in dotazione perché anche questa ultima generazione di Alpini, i nostri baldi “bocia”, ha tutti i titoli per continuare la tradizione dei “veci”.

Infine la croce su cui posa il cappello con la penna mozza, vuole ricordare tutti quelli che “sono andati avanti”, ieri come oggi, anche se lo sfondo della massicciata di Nikolajewka con la chiesa ortodossa ed il campo di girasoli ricorda, in particolare, quanti non hanno avuto neppure il conforto di una tomba in terra di Russia. Quei girasoli vogliono idealmente ricondurre alle stelle alpine del primo pannello, così come la chiesetta cattolica all’inizio e quella ortodossa alla fine possono assumere il significato ecumenico dell’unione delle Chiese in uno spirito di pace e di fratellanza che è il vero omaggio che si possa rendere a coloro cui questa croce è dedicata.

I due pannelli che si trovano ai lati della MADONNA DEL DON raffigurano due ponti ben noti nella tradizione alpina: quello di Bassano caro ai Veci del ‘15 ’18, e quello di Perati, simbolo della campagna di Grecia-Albania. Questi due ponti che uniscono due generazioni di alpini vogliono simbolicamente confluire verso la Madonna del Don affidandoci tutti alla protezione della Madre Celeste ”.

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“Ancora due brevi note di carattere personale.

Il primo pannello reca sul retro la seguente dedica: “A mio Padre, Alpino dell’Ortigara”.

È un modesto, doveroso omaggio che uno degli Autori ha voluto rendere all’Artigliere Alpino Giuseppe GIULIANO, classe 1898, perché è da lui che ha imparato, fin dai primi anni, ad amare le Penne Nere e questo amore ha cercato di trasfondere in questo lavoro cercando così di supplire alle grosse carenze tecniche.

Un altro pannello, quello del ponte di Bassano, è stato scolpito, durante l’estate, sotto un albero dove, nel lontano 1942, un Alpino, già reduce dal fronte occidentale e da quello greco albanese, si accomiatò dai suoi alla vigilia della partenza per il fronte russo. Cadde sul Don (dedicato all’Alpino Luigi VENUTI, classe 1918 – Btg. Pieve di Teco. Caduto in Russia). Non si è voluto con questo escludere nessuno: si è solo ricordato particolarmente qualcuno che, per vicende personali, ci è molto vicino.

L’ultimo pannello, per datazione, porta i nomi dell’attuale Pontefice, del Cardinale Arcivescovo di Genova e del Parroco Don Riccardo DE GRANDIS.

 

Carla e Franco GIABBANI, Silvio LITUANIA e Alfredo GIULIANO vi ringraziano e chiedono la vostra benevola comprensione”.